SCUOLA PUBBLICA: TAGLI E RITAGLI

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Eccolo arrivato al camera, puntuale come un maggiordomo al bussar della porta, il previsto e famigerato disegno di legge (DDL 4405) già presentato al senato per la privatizzazione del sostegno scolastico ai diversamente abili; nonostante la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, le proteste dell’associazionismo e della intera società civile. Per non parlare delle immancabili rassicurazioni del ministero preposto, puntualmente disattese, ma su questo non varrebbe nemmeno troppo la pena di soffermarsi.
Che dire, di fronte a tali sortite dell’attuale governo, un galeone scalcinato dove il comandante non l’abbandona finché non gli trovano una scialuppa di salvataggio ad personam, il nostromo pensa solo a snellire la cambusa, il marconista sbraita e impreca slogan pubblicitari, mentre i marinai a turno girano il timone a seconda delle stelle amiche.
Piuttosto che ricercare una miglior progettualità ed operatività per ovviare, almeno in parte, ai comprensibili disagi degli scolari con ridotta abilità fisica, motoria o psicologica, ancora una volta, ad ennesima riprova della sostituzione di una qualsiasi etica di pensiero con l’unico obbiettivo ‘’filosofico’’ del profitto, si sbatte la porta in faccia al “pubblico”, e si lasciano aperte le finestre al “privato”.
Insomma, tutti a loro modo e possibilità gerarchica raschiano i fondi di barile. Quelli che possono. Gli altri, i più deboli, “i mozzi”, alla malora.
Lo "Zio Giulio", senatore a vita soleva ripetere in giorni non lontani che “A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca”, e in questi anni di occasioni per pensar male ci sono state, giorno sì e l’altro pure.
Il dubbio che i soggetti privati che diverrebbero titolari della possibilità di intervenire individualmente al servizio del singolo alunno, sia il tentativo, nemmeno troppo velato di aggirare le direttive insite nella normativa pedagogica e didattica circa l’obbiettivo di improntare l’intero processo di integrazione scolastica è forte.
O forse, peggio, si cerca di ufficializzare l’idea di molti nostalgici estremisti di creare classi differenziali, certamente difficile da palesare, ma che l’esperienza di troppi esempi a noi bresciani ben conosciuti, non esclude di certo. Anzi.

ferrari davide - 29.07.'11

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